Tenute Pacelli: Sogno di una notte di mezza estate
Il viaggio porta con se il mistero, l’ignoto, il non prevedibile. Senza l’adrenalina della scoperta non esisterebbe nemmeno il viaggio e la Calabria è terra di rivelazione.
Siamo in una di quelle aree cosiddette interne – il tempo sembra essersi fermato in questo luogo della memoria – a Malvito un paese appoggiato sulle colline che a Nord guardano il Pollino. A Sud la terra digrada verso il fiume Esaro che silenzioso accoglie il richiamo timido delle prime rane.
È piena primavera e una miriade di punti gialli lambisce le strade, grosse margherite dai petali colorati che mi riportano indietro nel tempo: m’ama o non m’ama, avanti in fondo verso un verdetto inesorabile quanto atteso, a richiamare i ricordi di un’infanzia fatta di sorrisi e allegria.
Siamo arrivati! L’ingresso delle Tenute Pacelli ci invita verso il viale che risale la collina. Arrivati in cima i nostri occhi sono rapiti da un altopiano che proietta il visitatore verso il mare.
Franco, il cantiniere, è affabile e con grande disponibilità ci spiega ogni dettaglio inerente le Tenute Pacelli. La storia di questo piccolo borgo agricolo si fonde con la storia dei baroni La Costa, i quali hanno eletto questo luogo a residenza di campagna. L’ultimo La Costa, il Barone Gaetano, ha impiantato nel corso degli anni settanta diversi vitigni italiani – tra cui Sangiovese, Cannaiolo e Malvasia che attualmente rappresentano la parte più antica della vigna – con il desiderio unico di alimentare una cantina destinata all’uso personale.
La svolta, che ha portato all’assetto attuale, è stata operata da Francesco Pacelli che ha avuto in eredità la tenuta. In quasi quindici anni, con l’aiuto della moglie Clara e delle due figlie Carla e Laura, ha trasformato la vigna e dotato la tenuta di una cantina all’avanguardia, divenendo uno dei maggiori interpreti e promotori della cultura enologica per il territorio, in un contesto poco avvezzo ai cambiamenti.
Con i contadini concentrati verso una vendemmia tradizionale a fine di Settembre, come ci dirà al telefono la figlia Carla, che insieme alla sorella Laura si occupa della comunicazione, l’avvocato ha fatto un gran lavoro di mediazione. Scelte che hanno portato a una produzione biologica, che utilizza la tecnica del sovescio e pochissimi trattamenti in vigna. Il risultato sono vini di alta qualità che sono apprezzati da un pubblico sempre più esigente come lo Spumante Zoe, unico Riesling in Calabria, o il Tèmeso vinificato a partire dal Magliocco autoctono.
Ma le sorprese non sono finite. La tenuta è dotata anche di quattro appartamenti in grado di ospitare i visitatori in un soggiorno alla scoperta dell’azienda. Frutto di una sapiente ristrutturazione, le stanze sono arredate in uno stile che riporta alla storia della tenuta. Arredi originali di inizio ‘900, foto in bianco e nero e cura del dettaglio offrono al visitatore un tuffo nella storia di una parte di Calabria per larga parte sconosciuta.
La nostra visita potrebbe essere finita qui, ma siamo curiosi e quando chiediamo a Franco se è possibile dare un’occhiata al Casino del ‘700 in ristrutturazione, ci si apre davanti uno spettacolo inatteso.
Siamo all’interno del palazzo e le voci sembrano fare eco in questa struttura all’apparenza vuota. All’improvviso odiamo grida dall’alto, da sopra il ballatoio che fa da raccordo alle due rampe di scale. Un uomo di una certa età – è il barone Ludovico La Costa – intima a una ragazza – è sua figlia – di fermarsi. Lei imperterrita fugge giù per le scale. Il padre urla, salta in avanti e non curante del pericolo si sporge dal parapetto. Un attimo di esitazione e poi cade giù rovinosamente battendo la testa; il primo gradino alla base della scala è lì ad attenderlo, annunciandogli il passaggio verso l’altro mondo. La figlia scappa verso il suo spasimante, un uomo che non avrebbe mai potuto e dovuto sposare, mentre il padre rimane esanime nell’androne.
Mi sveglio di soprassalto, siamo a fine Luglio e la visita alla tenuta lontana. Leggenda o realtà? La voglia di ritornare alle Tenute Pacelli è forte. Un giorno la famiglia Pacelli riuscirà a riaprire le porte del Casino ai visitatori, ne siamo certi. Godere la forza della loro storia, è apprezzare appieno il passato di questo luogo. Intanto, chi li va a trovare potrà apprezzare gli ottimi vini e l’ospitalità, perché sono la traccia di un magnifico futuro.
Grazie Franco, grazie Carla, grazie Francesco, grazie Tenute Pacelli, grazie Malvito!
Contatti: http://www.tenutepacelli.it/contatti/
di Luigi Spina